Un giorno come tanti mi si presentano di fronte. Non sono io ad averli cercati. Ma sono loro ad aver trovato me.
“Chi siete?” – domando.

“Siamo Camilla e Filippo” – rispondono.

Li guardo bene, e mi rendo conto che non somigliano per niente ai ritratti che amo raffigurare. Hanno occhi grandi, tratti indefiniti, corpi stilizzati. Ricordano lontanamente gli eroi animati degli anni Ottanta che accompagnavano le mie merende di bambina.

Iniziamo a parlare e a conoscerci e alla fine della giornata facciamo un patto. Io proverò a raccontare la loro storia. E in cambio, loro mi aiuteranno a raccontare la mia.
“Affare fatto” – rispondono.
Devo ammettere che all’inizio, vuoi per diffidenza, vuoi per timidezza, ho faticato un po’ a farmi confidare come le loro vite si sono incrociate. Visto che non si decidevano a collaborare, ho chiuso gli occhi, e ho tirato ad indovinare.

Ed ecco che le mie giornate tra queste bianche mura, a volte troppo uguali a quelle di ieri, all’improvviso si sono riempite da pezzi della loro esistenza, che inizio ad abbozzare su fogli sgualciti.

È bello avere flash delle loro tenere vite, e spiare il loro mondo da una persiana accostata.

A volte li vedo mentre conversano, e mi domando cosa si stiano confidando con tanto fervore.

Poi mi immagino che abbiano un bel caratterino, e penso che, come tutti gli innamorati, spesso litighino e si tengano il broncio…

Ma se è vero che dopo ogni tempesta vien sempre il sereno, me li rappresento mentre fanno pace e giocano come bambini in mezzo all’erba di un prato sconfinato.

Dopo giorni di tentativi maldestri, finalmente i miei amici immaginari si sbottonano un po’. E in un tedioso pomeriggio di pioggia, davanti a una tazza di tè e ad un vassoio di pasticcini, mi rivelano un paio di cose importanti.

La loro vita è alimentata da due grandi passioni.

E ciò che un giorno li ha fatti incontrare è il comune legame con un bambino speciale.

Basta. Direi che con questo posso davvero fermarmi. E chi, come me, è incuriosito dal loro magico mondo, non ha che da sfogliare le pagine di questo libro.
Mi sento solo di sottolineare un ultimo punto. Voglio ringraziare Camilla e Filippo, perché raccontare la loro storia e disegnare i loro frammenti di vita è stato un po’ come tornare bambina. E ho capito che la mia strada, come quella di chiunque altro, non è una linea retta che si perde oltre i confini dell’orizzonte, ma un cerchio che, tra ostacoli e sofferenza, ci riconduce al punto di origine.
Mentre ho narrato il loro viaggio alla ricerca di un pezzo mancante, sono riuscita, forse, a trovare il mio.
Perché, tra crete polverose, fogli ruvidi e colori sfumati, ho compreso che la vita altro non è che un eterno ritorno lungo il sentiero che ci riporta a casa.

 

SCENOGRAFIA

LA STANZA SUL CIELO

L’INIZIO DI QUELLA STORIA…